BES DSA e Robotica educativa

BES DSA e Robotica educativa

Sono da qualche tempo sollecitato a chiarire che rapporto ci possa essere tra le problematiche connesse ai BES (Bisogni Educativi Speciali – v. L 170/12) e l’esperienza documentata dei LRE (Laboratori di Robotica Educativa).

Questo articolo allora per dare a tutti un riferimento che possa rispondere in modo completo, e chiaro. Spero.

Prima di tutto: abbiamo le idee chiare su BES e DSA? Suggerisco un’occhiata a questo articolo online che con linguaggio giornalistico affronta il tema e i luoghi comuni presenti tra genitori e a volte anche tra addetti ai lavori.

Se quindi abbiamo le idee chiare sui BES, sui BISOGNI, sarà semplice vedere il LRE come uno degli strumenti di intervento didattico che potremmo mettere in atto a scuola o in classe per tutti gli “alunni che presentano una richiesta di speciale attenzione per una varietà di ragioni” (Dir. MIUR 22/12/2012).

Un LRE è infatti un ambiente di apprendimento in cui si applica in modo pervasivo la Robotica educativa come METODOLOGIA didattica. Trovate in Bibliografia riferimenti scientifici degli ultimi 15 anni, in questo numero monografico della rivista BRICKS una rassegna di esperienze che esemplificano quanto detto prima.

Devo però ricordare a tutti che un metodo non è una “ricetta”, ma un PROCESSO metodologico applicabile a diversi contesti per rispondere a BISOGNI diversi. Come un falegname usa CACCIAVITE e VITI per realizzare un mobile (piccolo/grande, moderno/classico, barocco/arte povera …), così invito tutti a usare Robot (le viti) e Robotica Educatica (il cacciavite) per realizzare un LRE (di classe/d’Istituto, sperimentale/classico, multidisciplinare/disciplinare … ecc.) a seconda dei BISOGNI, anche SPECIALI, individuati nelle sedi istituzionali (Collegio, Consiglio di Classe, Dipartimenti …)

Mantenendo la metafora del buon falegname, avremo che come un PROGETTO FRETTOLOSO (o nessun progetto) porterà il falegname a realizzare un mobile a caso, o buttare via tempo senza concludere qualcosa di soddisfacente, allo stesso modo a scuola un PROGETTO FRETTOLOSO (o nessun progetto) porterà gli studenti a passare il tempo invece di perseguire apprendimenti e  competenze. Mentre vorremmo avviare un processo di crescita che superi gli ostacoli all’apprendimento …

Colpa degli attrezzi? Di Viti e Robot, o Cacciavite e Metodo didattico? Di nuovo debbo sottolineare come sia la PROGETTAZIONE DIDATTICA il vero strumento della Scuola per l’efficacia didattica. E la formazione dei docenti alla progettazione e conduzione laboratorio (v. esperienza Rete RCJ Italia Under 14) su cui puntare, prima di sperperare soldi in ferraglia (robotica o meno …)

A chi quindi mi chiede se la Robotica Educativa può servire con i BES, l’unica risposta che posso dare è “Certo! se la Scuola ha un PROGETTO meditato e condiviso, che porta alla DIDATTICA LABORATORIALE come “strumento di intervento didattico” del POF in tema BES e DSA”, e saprà dare supporto formativo ai propri docenti.

Dopo di che, molte esperienze mostrano i vantaggi (economicità, efficacia, forte inclusività, facile manutenzione, gradimento studenti e famiglie) del LRE rispetto a Laboratori più “tradizionali”. Ma qui la Scuola dell’Autonomia può (deve) esprimere la propria capacità di progettare e valutare scelte efficaci, a fronte dei propri problemi didattici.

10 CALDI CONSIGLI

DA NON FARE

  1. Comprare un po’ di robot e dire che si fa “Robotica Educativa”. Non basta avere le assi e viti per fare un mobile
  2. Montare o usare Robot seguendo le Istruzioni del produttore e dire che si fa “Robotica Educativa”. Non basta montare un mobile IKEA per definirsi falegnami
  3. Proporre attività di Robotica solo agli alunni BES. Vietato! è una modalità che  non porta alla soluzione dei bisogni educativi … anzi ne potrebbe creare di nuovi !
  4. Mettersi a confronto con gli alunni. Rassegniamoci: sono loro gli smanettoni. Ma noi restiamo INSEGNANTI …e finalizziamo la voglia di fare degli alunni a prove sempre più impegnative …
  5. Fare da soli. Proponete e fate votare il Progetto in Consiglio di classe (e oltre), per cercare condivisione e far valere i voti dati nel LRE nei momenti di valutazione formale.

DA FARE

  1. Ispirarsi a esperienze di altre scuole e sviluppare un PROPRIO PROGETTO, da portare all’approvazione dei colleghi
  2. Iniziare da contesti semplici (classe, intersezione …) e poi evolvere (plesso … istituto …).
  3. Iniziare con pochi robot. Far risolvere agli alunni i problemi “tecnici” ,,, osservare invece (e valutare) i racconti e verbalizzazioni dei propri alunni, e non i robot da loro costruiti…..
  4. DOCUMENTARE, e far documentare agli alunni, i PROCESSI di progettazione, costruzione, verifica, correzione ….
  5. Puntare al POF! Un LRE trova la sua ideale collocazione tra le “scelte didattiche” dell’Istituto per l’Offerta formativa, e nel Piano Inclusione per BES e DSA, ovviamente …

GM

10 anni di iniziative per diffondere al Robotica Educativa

10 anni di iniziative per diffondere al Robotica Educativa

Al fondo della pagina de  LaStampa citata nell’articolo del 20 giugno  è segnalata l’ennesima iniziativa di diffusione della Robotica educativa, a cura della Biblioteca Civica di Settimo Torinese. Mi ha fatto venire in mente quando, dal 2005 al 2007, simili articoli erano pubblicati su La Stampa in occasione dei seminari provinciali che tenevo per conto dell’IRRE PIemonte. Ne ho ritrovato uno dell’ottobre 2006. Interessante leggerli e riflettere su evoluzione (o involuzione?) della cultura tecnicoscientifica e del giornalismo scientifico …

OTTOBRE 2006 – Verbania – ITIS Cobianchi

GIUGNO 2015 – Settimo T.se – Biblioteca Civica

Gioco nell’educazione, nello sviluppo e nell’apprendimento

Gioco nell’educazione, nello sviluppo e nell’apprendimento

Una cattedra a Cambridge sul gioco nell’educazione, voluta (e finanziata) dalla LEGO.  Dieci anni fa chi proponeva di usare a scuola i kit Lego per costruire Robot da programmare per svolgere piccole gare tra alunni,  veniva guardato male. “La scuola è una cosa seria! e che, ora ci mettiamo a giocare in classe invece di studiare?

Anche a me, pur operando in un progetto ministeriale di ricerca, regolarmente giungevano osservazioni in questo tono. Con una sottesa accusa di voler “svilire” la scuola con la “tecnologia in cattedra”. Se  i computer a scuola già avevano fatto scattare reazioni negative, figuriamoci con i Robot. Arrivando a fantascientifici timori di Robot messi a sostituire i professori!

La pagina dedicata a questa notizia da La Stampa (LaStampa_t2_33_20150617) ben illustra a che punto ora siamo giunti.Ormai nessuno nega che – dati e ricerche alla mano – giocando si impara. Spesso in tempi minori e con apprendimenti più solidi di quanto avviene in altri ambienti di apprendimento. E di fronte alle difficoltà crescenti che gli insegnanti incontrano in classe chiedo se abbia più senso insistere con metodiche .tradizionali, o provare a cambiare adottando nuovi metodi didattici.

Ben venga ora chi studi “che succede” dopo. Perchè il vero problema sta nello sviluppo dei percorsi laboratoriali già validati. Ottenute le competenze di base, come procedere verso apprendimenti più strettamente disciplinari? Su questo stiamo lavorando …

 

Risorse per l’innovazione. Un falso problema?

Risorse per l’innovazione. Un falso problema?

Portare la Robotica educativa nelle scuole italiane, come il MIUR sta provando a fare, è certamente un buon proposito. Un “salto di qualità” nei processi di innovazione della scuola italiana ancora carente di laboratorialità, in cui domina ancora la didattica centrata sulla trasmissione orale di conoscenze.

Mi son trovato a rileggere un testo di S. Papert del 1999, che avevo tradotto e pubblicato su Educazione & Scuola,  “Logo Philosophy and Implementation“. .E’ una raccolta di esperienze di innovazione basate sulle teorie didattiche di Papert svolte con pieno successo nei sistemi dell’istruzione di paesi del centro America e in Brasile negli anni 90. Lettura quindi che consiglio a chi si appresta alla nuova sfida di portare la Robotica educativa nei Licei e Ist. Tecnici italiani. Qui riporto solo la conclusione:

Guardando al futuro, io certamente vedo il probabile arrivo di nuovi e più potenti sistemi programmabili. Molti sono già stati immaginati. Ma non sono sicuro che una nuova cultura della programmazione educativa emergerà presto, forse mai. Come ogni processo richiede tempo. Questo appello non è basato su un’arrogante presunzione che noi – gli inventori della filosofia del Logo – siamo più bravi di chiunque altro. E’ basata sulla convinzione che la filosofia del Logo non è stata ancora scritta del tutto, ma è l’espressione della liberazione dell’apprendimento dall’artificiale limite posto dalle tecnologie pre-digitali dell’apprendimento.” S. Papert, 1999 : 

Ebbene, quel futuro di Papert è un po’ arrivato. Arduino, Raspberry Pi 2 con una CPU 900 MHz Quad Core e 1 GB di RAM con costi sotto i 50 euro e stampanti 3D sono il nostro presente.

Ma anche vediamo quanta lungimiranza Papert ha mostrato preconizzando che “la nuova cultura della programmazione educativa” avrebbe stentanto a seguire i progressi delle tecnologie. Siamo ancora a registrare nelle scuole la presenza di metodologie didattiche ottocentesche, fondate su tecnologie pre-digitali che causano un sempre maggiore digital divide tra scuola e studenti.

E non illudiamoci: come non è bastato mettere “un computer in ogni classe” (PSTD 1997-2000) per cambiare la nostra scuola, lo stesso rischio corre la robotica, perchè non basta mettere un robot in classe o chiamare “educativa” una robotica “esecutiva” o mnemonica per avviare il cambiamento tanto atteso da docenti e studenti. Un cambiamento che trasformi la scuola in laboratorio attivo, costruzionista abbisogna di CULTURA DIDATTICA aggiornata, ispirata a PEDAGOGIE e FILOSOFIE DELL’EDUCAZIONE calata nell’oggi, ma anche radicata nella gloriosa tradizione didattica e pedagogica italiana e europea. Ai tempi del PSTD alla formazione dei docenti si destinarono il 4% dei finaziamenti, e nessun docente “distaccato” a curare l’innovazione.

Spero proprio non si ripetano quegli errori. Se i fondi FSE saranno – come detto dal MIUR – più che sufficienti , non resta che programmarne un uso efficace. Chi lavora della scuola è condannato all’ottimismo.

Giovanni Marcianò

IRH 2015 – invito alle scuole italiane

IRH 2015 – invito alle scuole italiane

Segnalo l’iniziativa “International Robotics Forum for High School Students (IRH-2015)”, che si terra’  in Giappone, a Tokyo, i prossimi 4-5 dicembre 2015. Il Forum, che include anche una competizione. Si tratta di un evento internazionale a cui possono partecipare anche studenti/classi di scuole superiori europee. In tal senso mi è giunto – tramite il MAE – un invito che giro a chi ci legge e agli Istituti della Rete Robocup Jr ITALIA.
Sul sito web relativo a questa iniziativa trovate tutte le informazioni necessarie per la partecipazione. Potete scaricare qui IRH2015_pamphlet_eng  e la Call for Participatin to IRH 2015
L’attenzione alle scuole italiane è certamente un bel segnale. In un certo modo riconosce lo sforzo fatto in questi anni per portare LA SCUOLA ITALIANA nel contesto di INNOVAZIONE in corso nei sistemi dell’istruzione dei Paesi tecnologicamente avanzati.Come l’Italia (dovremmo ogni tanto ricordarcelo) è.
Ovviamente chi ci invita immagina che la SCUOLA ITALIANA abbia le RISORSE per accettare questo invito.
Ringrazierò quindi il  prof. Atsuo Takanishi, Presidente della Japan Robotics Association e professore di robotica alla Waseda University.. E rilancerò al MIUR e al MAE la richiesta di SUPPORTO per eventuali Istituti italiani che volessero candidarsi a rappresentare l’ITALIA  in questo Forum Mondiale.

Giovanni Marcianò

La scoperta della Robotica colpisce ancora

La scoperta della Robotica colpisce ancora

Al quarto anno di LRE in UniTo ho cambiato completamente programma. Basta con l’approccio graduale; ho proposto alle 30 studentesse mOway e programmazione tramite diagramma di flusso.

Al questionario preliminare le iscritte confermavano come la robotica ma anche la programmazione informatica siano sostanzialmente aliene a chi frequenta Scienze della Formazione. 

Dopo otto ore di laboratorio però ecco cosa dicono le stesse studentesse (le risposte complete nell’area del corso):

E’ un laboratorio che mi stimola molto; mi sta facendo scoprire nuove capacità e sta stimolando nuove parti della mia intelligenza, toccando campi che fino ad ora non avevo mai approfondito.

Trovo che con un piccolo oggetto i bambini possano essere moltissimo stimolati e sentirsi messi alla prova: in più l’oggetto coinvolge tutto l’ambito dell’emotività che contribuisce al coinvolgimento del bambino.

Il laboratorio non corrisponde a nessuna delle mie aspettative. Sono incuriosita dall’argomento e piacevolmente sorpresa di poter sperimentare realmente qualcosa, contrariamente da tutti gli altri laboratori, interessanti certamente, ma nei quali la “modalità laboratoriale” consiste principalmente nel discutere qualcosa in gruppo ed in seguito esporlo. Devo ammettere che la programmazione del mOway mi diverte e mi stimola ad approfondire, ma purtroppo non so quante reali possibilità avrò in futuro di poter sfruttare quanto sto imparando.

Sono contenta di aver iniziato questo laboratorio..prima pensavo fosse noioso, ed invece mi sto divertendo molto…stavo pensando addirittura ad una tesi….

Molto interessante. Personalmente, quando ho osservato che il mOway ha seguito perfettamente ciò che avevo programmato,ho avuto l’esatta esternazione che hanno i bambini:un ‘evvai’ da bambina orgogliosa! Ma allo stesso tempo un nuovo argomento da aggiungere al mio bagaglio!

Quello di robotica è un laboratorio molto diverso dagli altri, innanzitutto per il suo carattere più pratico e poi perchè tratta un argomento ancora poco diffuso. Penso che i contenuti di queste lezioni siano utili per cominciare a prendere confidenza con questo tema e per essere più disponibili ed aperti verso formazioni future di questo tipo.

interessante, ha permesso di farmi conoscere strumenti mai visti prima d’ora

Io ho già programmato in passato e in effetti non ci sono grandi differenze tra programmare in C o programmare il moway, almeno dal punto di vista emozionale. Penso che per i bambini però possa essere molto più gratificante vedere un robot muoversi nello spazio che non il computer interagire tramite tastiera con l’essere umano. Prima dell’inizio del laboratorio conoscevo solo la beebot e non pensavo che ci fossero invece tante possibilità per i ragazzi più grandi, questo laboratorio mi ha aperto un mondo!

Il pensiero del MIUR sulla Robotica Educativa

Il pensiero del MIUR sulla Robotica Educativa

Ritengo interessante pubblicare il più recente documento in cui il Ministero spiega – con chiarezza encomiabile – il perchè intende portare la Robotica Educativa nelle scuole superiori italiane. Nell’invitare al confronto nazionale tanti e vari soggetti impegnati in questo campo, ha trasmesso questo “Documento di base”:

(a cura Anna Brancaccio)
Premessa

Facendo esplicito riferimento ad un dato ampiamente condiviso dalla comunità scientifica nazionale ed internazionale che recita “i risultati conseguiti nell’insegnamento nell’area scientifica sono molto deludenti e sprecano il patrimonio di intelligenza dei giovani”, le principali criticità nell’insegnamento delle scienze riguardano il modo in cui esse vengono insegnate, la prevalenza di un insegnamento nozionistico e manualistico anziché per esperienze e problemi.

“In tal senso anche l’indagine PISA 2006 mette in evidenza, tra gli altri, un dato preoccupante: l’analisi dei risultati degli studenti italiani evidenzia la difficoltà che essi incontrano nel rispondere a domande a risposta aperta nelle quali sia richiesto di argomentare, confrontare, discutere dati e opinioni. E’ evidente quindi la necessità e l’urgenza di operare scelte metodologiche e didattiche in grado di superare nel tempo queste difficoltà”.

Quindi scelte metodologiche e didattiche che permettano agli studenti di essere protagonisti capaci di costruire il proprio apprendimento, attraverso la ricerca, il confronto fra pari, la rielaborazione condivisa, la riflessione sulla disciplina e sul metodo di lavoro.

La robotica educativa permette di costruire “macchine intelligenti” e di percorrere tutte le tappe della costruzione, dalla progettazione alla realizzazione, passando attraverso errori e frustrazioni ma perseguendo l’obiettivo di porsi problemi. La robotica educativa prevede che i protagonisti lavorino in gruppo e l’insegnante in questo contesto è una guida. Il coinvolgimento attivo degli studenti favorisce l’assunzione di responsabilità individuale e di gruppo ed esalta la motivazione ad apprendere. L’insegnante in questo contesto è impegnato ad aver cura di tutti e di ciascuno e riesce a valorizzare le competenze acquisite  e non a valutare solo le conoscenze.

Personalmente sottoscrivo i primi tre paragrafi. Riscriverei invece – ampliandone i concetti –  la conclusione. Così:

La robotica educativa permette l’espressione ideativo-creativa degli studenti, rendendoli “makers” di “macchine intelligenti” (rif. S. Papert – Mindstorms. Bambini computer e creatività. Emme ed., 1984e ancor più protagonisti dei processi e percorsi di apprendimento (H. Gardner – L’educazione delle intelligenze multiple, Anabasi, 1994) in un laboratorio di robotica educativa (LRE) in cui si lavora in gruppo e l’insegnante in questo contesto è una guida. Il coinvolgimento attivo degli studenti favorisce l’assunzione di responsabilità individuale e di gruppo ed esalta la motivazione ad apprendere. L’insegnante in questo contesto è impegnato ad aver cura di tutti e di ciascuno e a realizzare le condizioni per la maturazione di sempre maggiori competenze..

La Robotica Educativa secondo il MIUR

La Robotica Educativa secondo il MIUR

Mentre a Busto Arsizio stava per avviarsi la VII edizione della Robocup Jr Italia è giunta dal MIUR – Direzione Generale per gli Ordinamenti
Scolastici e la Valutazione del Sistema Nazionale di Istruzione, notizia di questo progetto:

Il progetto “Robotica Educativa” che verrà attivato per l’as 2015-2016 (settembre) si rivolge a tutti i licei e a tutti gli Istituti Tecnici, e prevede l’inserimento in ciascuna classe del secondo biennio di 2 ore settimanali di “Robotica Educativa”, da effettuarsi in coda all’orario curricolare, dunque non in orario pomeridiano. Potranno partecipare al progetto tutti i Licei e gli Istituti Tecnici che ne faranno richiesta.
In parallelo con l’attività formativa in classe, durante l’a.s. 2015-2016, verrà effettuata la formazione dei docenti che effettueranno le docenze di “Robotica Educativa” nel successivo anno scolastico 2016-2017; tale formazione, della durata complessiva di 30 ore, avverrà su base provinciale, e verrà effettuata presso scuole “polo” che verranno individuate da questa Direzione
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