Non sono più un ragazzino, non lo ero nemmeno quando in Provveditorato mi affidarono la cura del PSTD (1997-2000) per lo sviluppo Tecnologie Didattiche, 1000 miliardi (di lire) per portare i computer in TUTTE le scuole, quelle dell’infanzia comprese. E così mi ero ritrovato tra i 103 rappresentati provinciali chiamati a Roma per coordinare e monitorare l’attuazione del piano nazionale. Visto che il progetto per il mio distacco (allora disposto da Roma, dal Ministero) era “Multimedialità per la prevenzione della dispersione scolastica”, che mi occupassi un po’ di burocrazie sottraendo tempo alle sperimentazioni nelle scuole di quei primi multimedia interattivi mi era anche sembrato doveroso.
Nel progetto provinciale operavo su sei scuole (materna, elementare, media, istituto professionale, tecnico, liceo classico), mentre nel PSTD col mio operato potevo (pur con tutti i miei limiti) contribuire a uno sforzo “epocale”, che poteva tacitare lo scetticismo generale sul “software didattico” come strumento per i docenti. Docenti di ogni ordine e grado, per insegnare a tutte le età, anche quelle infantili.
Ero proprio un docente ingenuo. Sì, ingenuamente pensavo che chi sino allora aveva obiettato che le scuole “normali” – non possedendo computer – non potevano accedere a quegli strumenti didattici pubblicati su CD-ROM o floppy disc, ritrovandosi una intera aula dotata di moderni computer in rete, e ancor più, a parte, un’aula con scanner, stampanti e un paio di PC riservati ai docenti, per preparare lezioni o anche solo “per giocare”, per prendere confidenza con mouse e icone … avrebbero a quel punto “rotto il ghiaccio” con questi “mostri” e pian piano avrebbero provato con i loro studenti …
Invece in molte scuole gli studenti quei computer del PSTD non li avrebbero visti per nulla, pur risultando installati e collaudati nelle loro scuole. Io li ho ritrovati all’Università, quegli studenti, a frequentare i miei laboratori di TD (Tecnologie Didattiche) del corso di Scienze della Formazione primaria. Generazioni successive al PSTD scoprivano che il computer e l’aula informatica potevano essere ambienti e metodi per apprendere, e non tanto “macchine da scrivere” o “calcolatrici” …
Quindi investimenti importanti per l’epoca, ma col risultato di studenti che avrebbero dovuto “alfabetizzarsi” all’informatica e a Internet agli albori del millennio (!) e che invece nel 2018 possono ancora discutere la tesi e cercare lavoro con una idea del mondo d’oggi visto attraverso le pagine Facebook o altri social … in cui il “copia – incolla” domina alla faccia della “competenza digitale” e della capacità di orientarsi nel mondo del lavoro 4.0, della società 5.0 e dell’ IoT.
Perché parlo del Piano del Ministro Berlinguer? Se volete vi racconto cosa vedo oggi venduto alle scuole con le rigorose procedure dei PON … quanto mi basta per temere che anche questo piano ministeriale finisca in un nulla di fatto, per lo sviluppo delle competenze degli studenti di oggi.
Comunque ha ragione Paolo Ferri, e sottoscrivo il suo appello. Ma, per favore, chiarite bene cosa si fa in un Atelier digitale, o con tante LIM e tablet connessi … oltre guardare di straforo YouTube mentre il/la prof si sgola! Intanto accogliamo a braccia aperte “Le proposte della commissione creata dal ministero per le medie. «Bisogna allenare la comprensione e il senso critico dei ragazzi»”. Il WiFi a scuola allora lo lasciamo acceso o no? e gli e-book per i tablet davvero stanno rendendo più efficaci le lezioni? I nostri studenti mostrano (nelle prove Invalsi e in quelle dell’OCSE) un primo accenno di ripresa dopo i drammatici dati “sotto le medie OCSE” delle competenze in lettura, scienze e matematica?
NESSUN MIGLIORAMENTO DEI TREND NAZIONALI, a leggere il rapporto “INDAGINE OCSE PISA 2015: I RISULTATI DEGLI STUDENTI ITALIANI IN SCIENZE, MATEMATICA E LETTURA” v. pagine 25 (Scienze), 50 (Matematica), 72 (Lettura).
Concludendo, l’appello penso debba completarsi con l’invito alla valutazione degli effetti che Piani come in PNSD producono. Perchè se siamo di fronte a una replica del PSTD – che non ha cambiato nulla nella preparazione dei nostri studenti – allora che il PNSD viva o venga fermato nulla cambia. Auspicando invece che FINALMENTE la scuola cambi, e diventi un vero ambiente di apprendimento, per la crescita di questa generazione già tanto tartassata dalla società che vuole i giovani consumisti-di-digitale, invece che attrezzati per il loro (e nostro) futuro.