La robotica educativa come strumento per il potenziamento cognitivo nella scuola primaria

di Silvia Pellone

Riferisco in questo post gli esiti del lavoro di Tesi sperimentale svolta all’Università di Torino. Nel lavoro di ricerca sono emersi alcuni elementi molto interessanti per il contesto scolastico che l’ha accolto. Tra tutti gli spunti che l’evoluzione di questa Tesi ha prodotto, è stato possibile individuarne alcuni specifici che, fra tutti, meglio possono aiutare a render conto di quanto è stato detto, fatto e scritto finora in merito alle crescenti difficoltà di apprendimento nella scuola primaria.

Il primo aspetto che è emerso è il fatto che è possibile e, soprattutto, necessaria una nuova didattica. Una metodologia che non esiste se non con il coinvolgimento attivo degli alunni, i quali sono consapevoli di ciò che viene loro proposto e che, per questa ragione, ne rendono possibile l’attuazione. Una progettazione che permetta un apprendimento individualizzato e personalizzato, che rispetti i tempi e le generali esigenze del singolo senza rinunciare alla dimensione del gruppo. Questa didattica è possibile con l’utilizzo della robotica educativa, che non è uno strumento, non è una tecnica, non è una filosofia d’insegnamento, ma è un organismo costituito da queste tre componenti che in esso entrano in relazione formando qualcosa di più potente dal punto di vista educativo e formativo.

Sono emerse tre componenti di rilievo dall’utilizzo di robot programmabili in classe. La prima è riferibile al piano cognitivo, dove emerge come l’apprendere in un contesto aderente alla realtà, ma che allo stesso tempo ne richiede un’astrazione necessaria e che permette ad ognuno di strutturare il proprio tempo nella maniera più congeniale, si sia rivelato un metodo efficacie e in una certa misura socialmente più giusto di altre proposte educative.

Nell’analizzare i dati relativi al gruppo sperimentale si è potuta facilmente evidenziare una situazione di partenza al di sotto della media rispetto agli standard del test utilizzato. Il gruppo ha presentato un punteggio grezzo al netto della prima prova non superiore a 48 punti su 56 effettuabili e la maggioranza dei casi non ha raggiunto la soglia dei 40 punti, andando a costituire una media intorno al 38,50 punti, oltre al fatto che il punteggio minimo effettuato è di 19 punti. Di conseguenza la media del punteggio standard, calcolato sulla base del punteggio grezzo e dell’età anagrafica dei soggetti, si rivela molto basso, intorno ai 31, 9 punti. Il gruppo sperimentale all’inizio del percorso si posiziona quindi mediamente al tredicesimo posto del rango percentile, inteso come posizione su una scala da 0 a 100, risultato ben al di sotto della media prevista dal test per questo range di età. Pur essendo una classe seconda, ovvero al limite per l’utilizzo di questo test, i punteggi sono realmente poco elevati, quasi i bambini non avessero affrontato ancora i concetti indagati. In particolare si rilevano difficoltà su quattro concetti, che verranno poi affrontati e approfonditi con l’utilizzo della robotica educativa; questi sono la coppia “In fondo – In cima” e i concetti singoli “Tra”, “Intorno” e “Attraverso”.pellone

Come si può facilmente osservare dal grafico riportato, il gruppo di bambini della classe sperimemtale che riescono a rispondere correttamente al quesito non supera le sei unità, per questa ragione, in accordo con l’insegnante che ha ritenuto opportuno affrontare questi concetti, chi scrive ha strutturato le attività didattica utilizzando come strumento il robot Bee-bot.

Al termine delle attività di LRE la situazione registrata tramite il test TCR si rivela modificata, evidenziando un generale miglioramento che è maggiormente enfatizzato rispetto ai concetti affrontati con l’attività didattica proposta. Infatti l’intero gruppo classe sembra aver interiorizzato i quattro concetti affrontati e nessun bambino risponde erroneamente ai quesiti relativi ad essi.

Conseguentemente, il successo attestato in questi quattro quesiti fa avanzare la posizione del gruppo rispetto agli standard stabiliti dal test. La media della classe rispetto al punteggio grezzo è di circa 48 punti su 56, il range  in cui si collocano i punteggi dei singoli componenti del gruppo non si collocano più tra 19 e 48, ma si alzano tra 37 e 55. Tutto ciò si riversa sulla media del punteggio standard che si alza di ben 15 punti arrivando a 48 circa. Dato ancora più significativo è quello relativo al rango percentile, la media del gruppo sperimentale, dopo le attività didattiche proposte nel LRE fa un salto di trenta posizione ottenendo una media del 44 su 100 circa che porta la classe in una posizione vicina agli standard del test.

pellone2L’attività didattica proposta nel LRE si rivela effettivamente utile ed efficace rispetto ai concetti affrontati, vi è però da rilevare come, seppur il gruppo classe nella sua media si trovi in un’ottima posizione rispetto ai risultati, alcuni soggetti rivelano altre carenze, rispetto ad altri concetti, che il test rileva e che una buona didattica che abbia a cuore l’apprendimento come processo complesso da completare per ogni bambino dovrebbe rilevare e attualizzare in ulteriori interventi mirati.

In un altro articolo presenterò quanto è emerso rispetto alla socializzazione nel gruppo classe, anche questo elemento cruciale nei percorsi di apprendimento.

 

 

Bullismo verso i Robot?

Un articolo su La Stampa dal titolo “Robot e bambini, se la convivenza si trasforma in bullismo” pone questo tema, documentato da una ricerca giapponese. Un video su YouTube mostra una sintesi della ricerca, mirata a dare ai Robot da impiegare in pubblico schemi comportamentali in grado di preservarlo dagli “assalti” dei bambini “bulli”..

Guardate il video e poi seguitemi nelle considerazioni che mi sovvengono, osservando il video con l’occhio di chi da anni studia la relazione bambini-robot in chiave educativa, e comunque osservando le reazioni dei bambini “quando un robot entra in classe”

Orbene, più che “bullismo” qui si possono notare goffi tentativi di stabilire “relazione” con un oggetto tecnologico (Robot) che incuriosisce, e quindi stimola il desiderio a interagire con esso.

Per i bambini è un po’ come incontrare un compagno sconosciuto, e cercare di fare conoscenza. Vogliono vedere come reagisce, se risponde (ma sembra dal video che non risponda) sino a che o perdono interesse, o alzano il livello di contatto, sino alla “violenza”, ma una violenza tesa a provocare una risposta, e NON A VESSARE/SOTTOMETTERE come è invece nei casi definiti “bullismo”.
bullismo

A riprova di questa interpretazione il caso in cui il gruppo di bambini, frustrati dalla mancata risposta del Robot, comunque lo “accettano” e coinvolgono a giocare con loro in un girotondo, con il Robot “in mezzo” e quindi passivamente coinvolto nel loro gioco, visto che non  sembra abbia voglia di giocare con loro.

Dato che occasioni come queste di certo si moltiplicheranno, chi si occupa di Educazione è bene si ponga questo “nuovo livello” di problematica, nel rapporto tra bambini e tecnologie. E come da anni diciamo in convegni e seminari, la soluzione sta come sempre nella GIUSTA  AZIONE EDUCATIVA volta a rinforzare nei minori atteggiamenti COSTRUTTIVI e POSITIVI di crescita e apprendimento, e non sottovalutare quanto diverso sia interagire con un computer o tablet, rispetto a un Robot, specialmente se di dimensioni e fattezze umanoidi. In questo caso il Robot ha misure “da bambino”, e quindi naturale il tentativo a socializzare. Ovviamente come socializzano i bambini e non gli adulti.

Giovanni Marcianò