Esperienze di Robotica educativa: da Trento a Pechino

Esperienze di Robotica educativa: da Trento a Pechino

Ricevo e dai prof.ri Tommaso Scarano e Andrea Cristofori e con gioia pubblico questo articolo:

 

Dopo gli “ori” conquistati nelle gare nazionali, la spedizione trentina che parte verso la Cina è composta da tre squadre: le due vincitrici del Rescue Line e Rescue Maze, entrambe del Liceo scientifico “Galilei”, e la vincitrice del Rescue Line Under 14, dell’Istituto Comprensivo Trento 3 (Scuola superiore di primo grado “Bronzetti-Segantini”).

Con rammarico dobbiamo lasciare a casa gli amici, due volte campioni nazionali, dell’ITT “Buonarroti”, classificatisi quest’anno secondi dopo di noi, causa la restrizione dei posti assegnati all’Italia in finale mondiale.

La Cina è vicina, dice lo slogan, ma è anche lontana ed è costoso arrivarci! Servono soldi, e non pochi. Ci attiviamo con tutti i canali possibili: parte dei soldi ce li dà la Provincia Autonoma, ma resta ancora una gran parte di fondi da raggranellare. Ci vengono in soccorso associazioni, ordini professionali, ditte, enti e tante persone di cuore.

Il tam-tam mediatico si è sparso in tutta Italia grazie ai gruppi facebook, al crowdfunding, al risalto che ci ha dato la stampa visto anche che si trattava per la prima volta di robot costruiti con piattaforme Open Hardware (ed in particolare su schede italiane Arduino) e con la filosofia della condivisione del sapere che ci contraddistingue da sempre.

Gli studenti ed i genitori hanno avuto gran parte del merito nell’intessere la rete di relazioni umane e professionali che ci ha permesso di raccogliere la cifra necessaria, ma che al tempo stesso ci ha permesso di far conoscere il nostro lavoro a tante persone e ci ha aperto canali di amicizia e di solidarietà che dureranno per sempre.

Grazie alla loro generosità e impegno, raggiungiamo il budget necessario e ci scontriamo col secondo mostro: la burocrazia, che sconfiggiamo con la discesa in campo di tutti: genitori, studenti, personale della scuola ed i dirigenti scolastici in prima persona, impegnati dapprima a risolvere gli intoppi, ed anche, poi, nell’accompagnare le squadre, collaborano nel limare gli spigoli ed appianare difficoltà e lentezze.

Mentre imperversa la battaglia contro i due peggiori nemici, si continua con la preparazione dei robot, ma in questo siamo abituati all’emergenza ed al budget scarso. Le squadre lavorano bene, nonostante il disagio dovuto agli impegni di molti dei ragazzi (sono comprensibilmente impegnati su molti fronti tra cui qualcuno in quello non piccolo dell’esame di maturità).

Quando però possiamo, le ore di sviluppo e programmazione non si contano e solo il sopraggiungere della notte ci costringe ad abbandonare il lavoro, perché sono importanti le innovazioni tecnologiche e didattiche, la ingegnosità per superare difficoltà economiche e la diligenza in quelle burocratiche, ma quello che conta davvero e che fa di una squadra una vincitrice è il lavoro, il lavoro e il lavoro.

I robot si presentano all’impegno mondiale rimodellati nel software e nell’hardware (ultime modifiche due giorni prima della partenza, come per tradizione), e ci inducono a sperare in risultati onorevoli.

Arrivati al mondiale, ci rendiamo subito conto che la realtà è ben diversa da quella sperimentata finora. I campi sono disegnati in maniera davvero ostica, ma nelle prove pre-gara andiamo bene.

La competizione si apre in maniera inaspettata. La nostra massima aspettativa è di entrare nei primi 10 al mondo; ci troviamo invece leggermente sotto le aspettative con la squadra di Line e coi ragazzi dell’Under 14, ed incredibilmente quarti con la squadra di Maze.

Non ce lo aspettavamo, anche perchè le nostre ultime modifiche hardware compiute sul robot in Italia funzionavano ed in Cina invece non andavano più, costringendoci ad un intervento acrobatico nel bagno della stanza d’albergo, senza attrezzi né componenti elettronici.

Nei giorni seguenti il trend viene confermato: i ragazzi del Line soffrono, sia quelli dell’Under 19 che dell’Under 14, mentre il Maze addirittura realizza, in certe gare, i migliori risultati mondiali.

In finale di gara, riusciamo col Maze a totalizzare il secondo posto come numero di punti relizzati, anche se lo scarto del peggiore risultato ci classifica terzi. L’unica squadra che ci è rimasta davvero avanti è quella tedesca, che comunque non ci precede di moltissimo. Lo scarto finale è di 290 punti su 2500 ma se guardiamo all’ esperienza in gara ed alla dotazione hardware dei team si ha la chiara percezione che siamo davanti ad un miracolo. Anche se stavolta Golia non è crollato, un paio di sassate se le è prese: se guardate la classifica vedrete che il nostro Davide alla sesta prova ha fatto 495 punti: la migliore manche mondiale in assoluto, ed anche alla terza e settima prova ha battuto tutti.

Se non partivamo un po’ piano il primo giorno…….ma niente recriminazioni: siamo sul podio mondiale!

Se il risultato eclatante è quello del Maze, gli altri due team non hanno demeritato: semplicemente hanno pagato lo scotto della prima esperienza ed una certa sfortuna.

L’impegno però c’è stato da parte di tutti, ed il materiale umano è di primo livello. Ricordiamoci che siamo un liceo scientifico ed un istituto comprensivo normali, senza macchine per la lavorazione dei materiali e dotazione di laboratorio elettronico e meccanico, che si scontrano con dei mostri di preparazione, di esperienza, di dotazioni hardware, i migliori per capacità al mondo. Già essere tra questi giganti per noi è motivo di onore.

Certamente, a livello agonistico non vorremo accontentarci mai. In futuro miglioreremo e già stiamo meditando su sensoristica, gestione di gara, algoritmi ecc., ma resta il fatto, tirando le somme di questa avventura, che una piccola città ha espresso molte squadre ai vertici mondiali, che ha fatto della robotica non l’espressione agonistica di un piccolo gruppo di smanettoni ma un modo innovativo di imparare che ha coinvolto un grande numero di studenti e di scuole. Un modo nuovo di apprendere e di condividere le informazioni e partecipare ad un’avventura mondiale con tanti i ragazzi uniti tra loro e tutti protagonisti, senza invidie o gelosie.

Alla scuola, che è presente con tutte le componenti, dagli studenti ai (non) docenti e ai dirigenti, si sono unite con entusiasmo le famiglie (ammirevoli per impegno e qualità della rete umana costruita), ma anche, e forse per la prima volta, la società civile intera: radio, tv, giornali, la rete digitale soprattutto, tramite le campagne di crowdfunding, tramite le informazioni sui blog sui siti web, sui social, ci fanno sentire tutti vicini e compartecipi.

I nostri sponsor non sono gente che scuce denaro e si aspetta in cambio un maggiore fatturato: sono ditte, enti, associazioni fatti da persone che ci conoscono, ci stimano, ci vogliono bene e noi ne vogliamo a loro. Le persone, tante, che hanno dato cifre anche piccole al crowdfunding per sostenerci, ci considerano amici e noi consideriamo amici loro.

Siamo a fine luglio, dopo le meritate ferie in agosto ripartirà un anno scolastico nuovo.

Tanti amici da qualche parte penseranno: che fanno quest’anno i ragazzi di Trento? A cosa stanno lavorando? Che tipo di robot progetteranno? Tanti sorrideranno o saranno incuriositi pensando a quel gruppo di ragazzi che hanno visto, di cui hanno sentito parlare, di cui magari hanno visto i robot all’opera.

Tantissimi….fino in Cina, che ora ci è vicina. :) ))

BES DSA e Robotica educativa

BES DSA e Robotica educativa

Sono da qualche tempo sollecitato a chiarire che rapporto ci possa essere tra le problematiche connesse ai BES (Bisogni Educativi Speciali – v. L 170/12) e l’esperienza documentata dei LRE (Laboratori di Robotica Educativa).

Questo articolo allora per dare a tutti un riferimento che possa rispondere in modo completo, e chiaro. Spero.

Prima di tutto: abbiamo le idee chiare su BES e DSA? Suggerisco un’occhiata a questo articolo online che con linguaggio giornalistico affronta il tema e i luoghi comuni presenti tra genitori e a volte anche tra addetti ai lavori.

Se quindi abbiamo le idee chiare sui BES, sui BISOGNI, sarà semplice vedere il LRE come uno degli strumenti di intervento didattico che potremmo mettere in atto a scuola o in classe per tutti gli “alunni che presentano una richiesta di speciale attenzione per una varietà di ragioni” (Dir. MIUR 22/12/2012).

Un LRE è infatti un ambiente di apprendimento in cui si applica in modo pervasivo la Robotica educativa come METODOLOGIA didattica. Trovate in Bibliografia riferimenti scientifici degli ultimi 15 anni, in questo numero monografico della rivista BRICKS una rassegna di esperienze che esemplificano quanto detto prima.

Devo però ricordare a tutti che un metodo non è una “ricetta”, ma un PROCESSO metodologico applicabile a diversi contesti per rispondere a BISOGNI diversi. Come un falegname usa CACCIAVITE e VITI per realizzare un mobile (piccolo/grande, moderno/classico, barocco/arte povera …), così invito tutti a usare Robot (le viti) e Robotica Educatica (il cacciavite) per realizzare un LRE (di classe/d’Istituto, sperimentale/classico, multidisciplinare/disciplinare … ecc.) a seconda dei BISOGNI, anche SPECIALI, individuati nelle sedi istituzionali (Collegio, Consiglio di Classe, Dipartimenti …)

Mantenendo la metafora del buon falegname, avremo che come un PROGETTO FRETTOLOSO (o nessun progetto) porterà il falegname a realizzare un mobile a caso, o buttare via tempo senza concludere qualcosa di soddisfacente, allo stesso modo a scuola un PROGETTO FRETTOLOSO (o nessun progetto) porterà gli studenti a passare il tempo invece di perseguire apprendimenti e  competenze. Mentre vorremmo avviare un processo di crescita che superi gli ostacoli all’apprendimento …

Colpa degli attrezzi? Di Viti e Robot, o Cacciavite e Metodo didattico? Di nuovo debbo sottolineare come sia la PROGETTAZIONE DIDATTICA il vero strumento della Scuola per l’efficacia didattica. E la formazione dei docenti alla progettazione e conduzione laboratorio (v. esperienza Rete RCJ Italia Under 14) su cui puntare, prima di sperperare soldi in ferraglia (robotica o meno …)

A chi quindi mi chiede se la Robotica Educativa può servire con i BES, l’unica risposta che posso dare è “Certo! se la Scuola ha un PROGETTO meditato e condiviso, che porta alla DIDATTICA LABORATORIALE come “strumento di intervento didattico” del POF in tema BES e DSA”, e saprà dare supporto formativo ai propri docenti.

Dopo di che, molte esperienze mostrano i vantaggi (economicità, efficacia, forte inclusività, facile manutenzione, gradimento studenti e famiglie) del LRE rispetto a Laboratori più “tradizionali”. Ma qui la Scuola dell’Autonomia può (deve) esprimere la propria capacità di progettare e valutare scelte efficaci, a fronte dei propri problemi didattici.

10 CALDI CONSIGLI

DA NON FARE

  1. Comprare un po’ di robot e dire che si fa “Robotica Educativa”. Non basta avere le assi e viti per fare un mobile
  2. Montare o usare Robot seguendo le Istruzioni del produttore e dire che si fa “Robotica Educativa”. Non basta montare un mobile IKEA per definirsi falegnami
  3. Proporre attività di Robotica solo agli alunni BES. Vietato! è una modalità che  non porta alla soluzione dei bisogni educativi … anzi ne potrebbe creare di nuovi !
  4. Mettersi a confronto con gli alunni. Rassegniamoci: sono loro gli smanettoni. Ma noi restiamo INSEGNANTI …e finalizziamo la voglia di fare degli alunni a prove sempre più impegnative …
  5. Fare da soli. Proponete e fate votare il Progetto in Consiglio di classe (e oltre), per cercare condivisione e far valere i voti dati nel LRE nei momenti di valutazione formale.

DA FARE

  1. Ispirarsi a esperienze di altre scuole e sviluppare un PROPRIO PROGETTO, da portare all’approvazione dei colleghi
  2. Iniziare da contesti semplici (classe, intersezione …) e poi evolvere (plesso … istituto …).
  3. Iniziare con pochi robot. Far risolvere agli alunni i problemi “tecnici” ,,, osservare invece (e valutare) i racconti e verbalizzazioni dei propri alunni, e non i robot da loro costruiti…..
  4. DOCUMENTARE, e far documentare agli alunni, i PROCESSI di progettazione, costruzione, verifica, correzione ….
  5. Puntare al POF! Un LRE trova la sua ideale collocazione tra le “scelte didattiche” dell’Istituto per l’Offerta formativa, e nel Piano Inclusione per BES e DSA, ovviamente …

GM