Al fondo della pagina de LaStampa citata nell’articolo del 20 giugno è segnalata l’ennesima iniziativa di diffusione della Robotica educativa, a cura della Biblioteca Civica di Settimo Torinese. Mi ha fatto venire in mente quando, dal 2005 al 2007, simili articoli erano pubblicati su La Stampa in occasione dei seminari provinciali che tenevo per conto dell’IRRE PIemonte. Ne ho ritrovato uno dell’ottobre 2006. Interessante leggerli e riflettere su evoluzione (o involuzione?) della cultura tecnicoscientifica e del giornalismo scientifico …
Mese: giugno 2015
Gioco nell’educazione, nello sviluppo e nell’apprendimento
Una cattedra a Cambridge sul gioco nell’educazione, voluta (e finanziata) dalla LEGO. Dieci anni fa chi proponeva di usare a scuola i kit Lego per costruire Robot da programmare per svolgere piccole gare tra alunni, veniva guardato male. “La scuola è una cosa seria! e che, ora ci mettiamo a giocare in classe invece di studiare?”
Anche a me, pur operando in un progetto ministeriale di ricerca, regolarmente giungevano osservazioni in questo tono. Con una sottesa accusa di voler “svilire” la scuola con la “tecnologia in cattedra”. Se i computer a scuola già avevano fatto scattare reazioni negative, figuriamoci con i Robot. Arrivando a fantascientifici timori di Robot messi a sostituire i professori!
La pagina dedicata a questa notizia da La Stampa (LaStampa_t2_33_20150617) ben illustra a che punto ora siamo giunti.Ormai nessuno nega che – dati e ricerche alla mano – giocando si impara. Spesso in tempi minori e con apprendimenti più solidi di quanto avviene in altri ambienti di apprendimento. E di fronte alle difficoltà crescenti che gli insegnanti incontrano in classe chiedo se abbia più senso insistere con metodiche .tradizionali, o provare a cambiare adottando nuovi metodi didattici.
Ben venga ora chi studi “che succede” dopo. Perchè il vero problema sta nello sviluppo dei percorsi laboratoriali già validati. Ottenute le competenze di base, come procedere verso apprendimenti più strettamente disciplinari? Su questo stiamo lavorando …
Risorse per l’innovazione. Un falso problema?
Portare la Robotica educativa nelle scuole italiane, come il MIUR sta provando a fare, è certamente un buon proposito. Un “salto di qualità” nei processi di innovazione della scuola italiana ancora carente di laboratorialità, in cui domina ancora la didattica centrata sulla trasmissione orale di conoscenze.
Mi son trovato a rileggere un testo di S. Papert del 1999, che avevo tradotto e pubblicato su Educazione & Scuola, “Logo Philosophy and Implementation“. .E’ una raccolta di esperienze di innovazione basate sulle teorie didattiche di Papert svolte con pieno successo nei sistemi dell’istruzione di paesi del centro America e in Brasile negli anni 90. Lettura quindi che consiglio a chi si appresta alla nuova sfida di portare la Robotica educativa nei Licei e Ist. Tecnici italiani. Qui riporto solo la conclusione:
“Guardando al futuro, io certamente vedo il probabile arrivo di nuovi e più potenti sistemi programmabili. Molti sono già stati immaginati. Ma non sono sicuro che una nuova cultura della programmazione educativa emergerà presto, forse mai. Come ogni processo richiede tempo. Questo appello non è basato su un’arrogante presunzione che noi – gli inventori della filosofia del Logo – siamo più bravi di chiunque altro. E’ basata sulla convinzione che la filosofia del Logo non è stata ancora scritta del tutto, ma è l’espressione della liberazione dell’apprendimento dall’artificiale limite posto dalle tecnologie pre-digitali dell’apprendimento.” S. Papert, 1999 :
Ebbene, quel futuro di Papert è un po’ arrivato. Arduino, Raspberry Pi 2 con una CPU 900 MHz Quad Core e 1 GB di RAM con costi sotto i 50 euro e stampanti 3D sono il nostro presente.
Ma anche vediamo quanta lungimiranza Papert ha mostrato preconizzando che “la nuova cultura della programmazione educativa” avrebbe stentanto a seguire i progressi delle tecnologie. Siamo ancora a registrare nelle scuole la presenza di metodologie didattiche ottocentesche, fondate su tecnologie pre-digitali che causano un sempre maggiore digital divide tra scuola e studenti.
E non illudiamoci: come non è bastato mettere “un computer in ogni classe” (PSTD 1997-2000) per cambiare la nostra scuola, lo stesso rischio corre la robotica, perchè non basta mettere un robot in classe o chiamare “educativa” una robotica “esecutiva” o mnemonica per avviare il cambiamento tanto atteso da docenti e studenti. Un cambiamento che trasformi la scuola in laboratorio attivo, costruzionista abbisogna di CULTURA DIDATTICA aggiornata, ispirata a PEDAGOGIE e FILOSOFIE DELL’EDUCAZIONE calata nell’oggi, ma anche radicata nella gloriosa tradizione didattica e pedagogica italiana e europea. Ai tempi del PSTD alla formazione dei docenti si destinarono il 4% dei finaziamenti, e nessun docente “distaccato” a curare l’innovazione.
Spero proprio non si ripetano quegli errori. Se i fondi FSE saranno – come detto dal MIUR – più che sufficienti , non resta che programmarne un uso efficace. Chi lavora della scuola è condannato all’ottimismo.
Giovanni Marcianò
IRH 2015 – invito alle scuole italiane
Segnalo l’iniziativa “International Robotics Forum for High School Students (IRH-2015)”, che si terra’ in Giappone, a Tokyo, i prossimi 4-5 dicembre 2015. Il Forum, che include anche una competizione. Si tratta di un evento internazionale a cui possono partecipare anche studenti/classi di scuole superiori europee. In tal senso mi è giunto – tramite il MAE – un invito che giro a chi ci legge e agli Istituti della Rete Robocup Jr ITALIA.
Sul sito web relativo a questa iniziativa trovate tutte le informazioni necessarie per la partecipazione. Potete scaricare qui IRH2015_pamphlet_eng e la Call for Participatin to IRH 2015
L’attenzione alle scuole italiane è certamente un bel segnale. In un certo modo riconosce lo sforzo fatto in questi anni per portare LA SCUOLA ITALIANA nel contesto di INNOVAZIONE in corso nei sistemi dell’istruzione dei Paesi tecnologicamente avanzati.Come l’Italia (dovremmo ogni tanto ricordarcelo) è.
Ovviamente chi ci invita immagina che la SCUOLA ITALIANA abbia le RISORSE per accettare questo invito.
Ringrazierò quindi il prof. Atsuo Takanishi, Presidente della Japan Robotics Association e professore di robotica alla Waseda University.. E rilancerò al MIUR e al MAE la richiesta di SUPPORTO per eventuali Istituti italiani che volessero candidarsi a rappresentare l’ITALIA in questo Forum Mondiale.
La scoperta della Robotica colpisce ancora
Al quarto anno di LRE in UniTo ho cambiato completamente programma. Basta con l’approccio graduale; ho proposto alle 30 studentesse mOway e programmazione tramite diagramma di flusso.
Al questionario preliminare le iscritte confermavano come la robotica ma anche la programmazione informatica siano sostanzialmente aliene a chi frequenta Scienze della Formazione.
Dopo otto ore di laboratorio però ecco cosa dicono le stesse studentesse (le risposte complete nell’area del corso):
E’ un laboratorio che mi stimola molto; mi sta facendo scoprire nuove capacità e sta stimolando nuove parti della mia intelligenza, toccando campi che fino ad ora non avevo mai approfondito.
Trovo che con un piccolo oggetto i bambini possano essere moltissimo stimolati e sentirsi messi alla prova: in più l’oggetto coinvolge tutto l’ambito dell’emotività che contribuisce al coinvolgimento del bambino.
Il laboratorio non corrisponde a nessuna delle mie aspettative. Sono incuriosita dall’argomento e piacevolmente sorpresa di poter sperimentare realmente qualcosa, contrariamente da tutti gli altri laboratori, interessanti certamente, ma nei quali la “modalità laboratoriale” consiste principalmente nel discutere qualcosa in gruppo ed in seguito esporlo. Devo ammettere che la programmazione del mOway mi diverte e mi stimola ad approfondire, ma purtroppo non so quante reali possibilità avrò in futuro di poter sfruttare quanto sto imparando.
Sono contenta di aver iniziato questo laboratorio..prima pensavo fosse noioso, ed invece mi sto divertendo molto…stavo pensando addirittura ad una tesi….
Molto interessante. Personalmente, quando ho osservato che il mOway ha seguito perfettamente ciò che avevo programmato,ho avuto l’esatta esternazione che hanno i bambini:un ‘evvai’ da bambina orgogliosa! Ma allo stesso tempo un nuovo argomento da aggiungere al mio bagaglio!
Quello di robotica è un laboratorio molto diverso dagli altri, innanzitutto per il suo carattere più pratico e poi perchè tratta un argomento ancora poco diffuso. Penso che i contenuti di queste lezioni siano utili per cominciare a prendere confidenza con questo tema e per essere più disponibili ed aperti verso formazioni future di questo tipo.
interessante, ha permesso di farmi conoscere strumenti mai visti prima d’ora
Io ho già programmato in passato e in effetti non ci sono grandi differenze tra programmare in C o programmare il moway, almeno dal punto di vista emozionale. Penso che per i bambini però possa essere molto più gratificante vedere un robot muoversi nello spazio che non il computer interagire tramite tastiera con l’essere umano. Prima dell’inizio del laboratorio conoscevo solo la beebot e non pensavo che ci fossero invece tante possibilità per i ragazzi più grandi, questo laboratorio mi ha aperto un mondo!