Ritengo interessante pubblicare il più recente documento in cui il Ministero spiega – con chiarezza encomiabile – il perchè intende portare la Robotica Educativa nelle scuole superiori italiane. Nell’invitare al confronto nazionale tanti e vari soggetti impegnati in questo campo, ha trasmesso questo “Documento di base”:
(a cura Anna Brancaccio)
Premessa
Facendo esplicito riferimento ad un dato ampiamente condiviso dalla comunità scientifica nazionale ed internazionale che recita “i risultati conseguiti nell’insegnamento nell’area scientifica sono molto deludenti e sprecano il patrimonio di intelligenza dei giovani”, le principali criticità nell’insegnamento delle scienze riguardano il modo in cui esse vengono insegnate, la prevalenza di un insegnamento nozionistico e manualistico anziché per esperienze e problemi.
“In tal senso anche l’indagine PISA 2006 mette in evidenza, tra gli altri, un dato preoccupante: l’analisi dei risultati degli studenti italiani evidenzia la difficoltà che essi incontrano nel rispondere a domande a risposta aperta nelle quali sia richiesto di argomentare, confrontare, discutere dati e opinioni. E’ evidente quindi la necessità e l’urgenza di operare scelte metodologiche e didattiche in grado di superare nel tempo queste difficoltà”.
Quindi scelte metodologiche e didattiche che permettano agli studenti di essere protagonisti capaci di costruire il proprio apprendimento, attraverso la ricerca, il confronto fra pari, la rielaborazione condivisa, la riflessione sulla disciplina e sul metodo di lavoro.
La robotica educativa permette di costruire “macchine intelligenti” e di percorrere tutte le tappe della costruzione, dalla progettazione alla realizzazione, passando attraverso errori e frustrazioni ma perseguendo l’obiettivo di porsi problemi. La robotica educativa prevede che i protagonisti lavorino in gruppo e l’insegnante in questo contesto è una guida. Il coinvolgimento attivo degli studenti favorisce l’assunzione di responsabilità individuale e di gruppo ed esalta la motivazione ad apprendere. L’insegnante in questo contesto è impegnato ad aver cura di tutti e di ciascuno e riesce a valorizzare le competenze acquisite e non a valutare solo le conoscenze.
Personalmente sottoscrivo i primi tre paragrafi. Riscriverei invece – ampliandone i concetti – la conclusione. Così:
La robotica educativa permette l’espressione ideativo-creativa degli studenti, rendendoli “makers” di “macchine intelligenti” (rif. S. Papert – Mindstorms. Bambini computer e creatività. Emme ed., 1984) e ancor più protagonisti dei processi e percorsi di apprendimento (H. Gardner – L’educazione delle intelligenze multiple, Anabasi, 1994) in un laboratorio di robotica educativa (LRE) in cui si lavora in gruppo e l’insegnante in questo contesto è una guida. Il coinvolgimento attivo degli studenti favorisce l’assunzione di responsabilità individuale e di gruppo ed esalta la motivazione ad apprendere. L’insegnante in questo contesto è impegnato ad aver cura di tutti e di ciascuno e a realizzare le condizioni per la maturazione di sempre maggiori competenze..